Iron Maiden a Rock In Idro 2014 – La recensione di MaidenConcerts.it

Primo giugno 2014, è il gran giorno, salgo in macchina e raggiungo l’Arena Joe Strummer di Bolgona.

Arrivo nei pressi dell’arena e già si sente l’atmosfera del festival metal, maglie nere raffiguranti Eddie nelle sue piu famose incarnazioni, bandiere dei gruppi attesi per la giornata, tanto sole, tanto caldo, il profumo della carne cotta alla griglia nei vari stand presenti prima dell’entrata e fiumi di birra che gia scorrono per dissetare le centinaia di capelloni che stanno raggiungendo il luogo dell’evento. Ritiro il PIT Package dove mi riconoscno e scambio qualche chiacchiera con i ragazzi alle casse, trovo l’occasione per salutare amici e conoscenti, arrivano le ore 12:00, i cancelli non sono ancora aperti ma tutti sappiamo che mancano pochi minuti all’apertura delle porte ma ci sbagliamo, le porte vengono aperte dopo circa un ora e mezza rispetto a quanto previsto. Entro nell’arena e la prima band del cartellone, i Pavic, la band vincitrice del contest, si stanno esibendo sul grande palco di Rock In Idro 2014, purtroppo a causa del ritardo dell’apertura dei cancelli non riesco a gustarmeli a fondo anche se dalle poche note che sono riuscito a sentire posso dire che la band è promettente e i musicisti che la compongono sono molto validi. È il momento degli Skillet che dopo un breve cambio palco si presentano davanti al pubblico Bolognese esibendosi con una buona prestazione, colgo l’occasione per iniziare a fare qualche foto e noto che il pubblico, piano piano, sta aumentando, il merchandise lavora senza sosta e il pit è già bello pieno, la risposta del pubblco agli Skillet e buona e loro completano la loro esibizione lasciando il posto agli Hawk Eyes che sembrano non riuscire a catalizzare l’attenzione su di loro da parte del pubblico il quale sembra ignorarli preparandosi all’arrivo degli Extrema, unica band Italiana di spessore all’interno del bill, gli Italiani si fanno valere sul palco e il pubblico esulta e canta tanto che ad un certo punto GL Perotti chiede un Wall Of Death che dopo qualche secondo di esitazione viene messo in atto all’interno del pit sollevando un enorme polverone dovuto alla ghiaia mista a sabbia che formano il parterre dell’arena. È il momento dei Black Stone Cherry, gli americani sfoderano una performance davvero notevole con un rock coinvolgente che piace a tutti (o quasi) coinvolgento positivamente tutta la folla presente che si scatena durante le note di Blame It On The Boom Boom, notevole il drumming di John Fred Young del quale non riesco a tenere il conto del numero di bacchette rotte e di volte che il tecnico gli sistema i tamburi della batteria. Non si può dire che gli spettatori siano altrettanto soddisfatti degli Opeth, che seppur si presentano con una scaletta di tutto rispetto non vengono neanche calcolati dalla maggior parte del pubblico, probabilmente è stato il nome della band ad averli salvati dal classico “linciaggio” poco rispettoso di alcuni gruppi di fans che ormai vediamo in giro per i vari festival. Con non poco ritardo arriva il momento dell’ultimo support act, gli Alter Bridge, i ragazzi infuocano la platea in attesa degli Iron Maiden, ormai l’arena è piena e la band di Mark Tremonti non si risparmia ottenendo l’approvazione del pubblico che inneggia agli Alter Bridge neanche fossero loro gli headliner, ecco la scaletta proposta dalla band americana: Addicted To Pain, White Knuckles, Find The Real, Farther Than The Sun, Come To Life, Cry Of Achilles, Fortress, Ghost Of Days Gone By, Ties That Bind, Metalingus, Blackbird, Rise Today, Isolation.

Sono ormai giunte le 20 e 30, sul palco fervono i preparativi, viene sollevato il telone nero ed eccola li… la scenografia dei Maiden è li, nascosta da dei teli neri, davanti alle pedane lavorano una quantità innumerevole di tecnici. Dopo circa 45 minuti il volume si alza, i blinder si accendono e iniziano le note di Doctor Doctor, ci siamo, dopo un anno sta per accadere di nuovo, so che mancano solo una manciata di minuti perima di rivederli a pochi metri di distanza da me, nel frattempo il pubblico canta e batte le mani a tempo fino a che le luci si spengono ed è il momento di Rising Mercury, e subito dopo… Seven deadly sins, Seven ways to win, Seven holy paths to hell, And your trip begins. Seven downward slopes, Seven bloodied hopes, Seven are your burning fires, Seven your desires…

Gli Iron Maiden sono sul palco ed è come se fosse la prima volta, le urla della gente coprono quasi la voce di Bruce che fa la sua comparsa saltando e correndo come suo solito, il drumming di Nicko è come una mitragliatrice gatling e le chitarre non macnano un colpo, il basso di Steve Harris si sente fino alle ossa, i Maiden non risparmiano nessuno, rovesciano sull’Arena Joe Strummer due ore esatte di maestosa perfezione e lo fanno divertendosi alla grande, ho visto un Dave Murray e uno Steve Harris sorridenti, divertiti, felici di essere ancora una volta sul palco a fare quello per cui hanno dedicato la maggio parte della loro vita, un Adrian Smith rispolverare una vecchia Ibanez e usarla come se fosse una naturale estensione delle sue mani, un Janick Gers fare l’animale da palco piu che mai usando la chitarra come se fosse un giocattolo e un Bruce Dickinson pazzo come non mai saltare in giro per il palco, rischiare di rompere un microfono e tentare di distruggere una pedana usandola come se fosse un surf e come se il pubblico in fronte a lui fosse l’onda del mare, un mare di gente pazza per la band Inglese. La prestazione degli Iron Maiden lascia come sempre senza parole, le esplosioni, i fuochi, le luci.. è tutto perfetto! La scaletta resta invariata rispetto alle tre precedenti date di queta parte conclusiva del Maiden England Tour, solo tre canzoni vengono sostituite rispetto ai precedenti anni, Revelations viene eseguita con maestria ed uno struggente momento carico di emozione, Wratchild lascia a bocca aperta con la sua intro di basso. I Maiden concludono con Sancturay dopo una incredibile The Evil That Men Do con tanto di pyros finali facente parte di un encore aperto con la infallibile Aces High introdotta dall’inconfondibile discorso di Sir Winston Churchill sopra i rombanti motori degli Spitfire! Purtroppo il tempo stringe per tutta una serie di motivazioni e Bruce salta la presentazione della band. Steve, Dave, Adrian, Janick, Nicko e Bruce salutano e lanciano al pubblico polsini, plettri, bacchette e pelli per batteria e si rifugiano nel backstage.

Anche quest’anno è finita, anche quest’anno la migliore band della storia dell’heavy metal è scesa in Italia e lo ha conquistato a man bassa il Rock In Idro Festival. Speriamo di vederci presto ragazzi, l’Italia vi sta gia aspettando!

SETLIST

Moonchild
Can I Play with Madness
The Prisoner
2 Minutes to Midnight
Revelations
The Trooper
The Number of the Beast
Phantom of the Opera
Run to the Hills
Wasted Years
Seventh Son of a Seventh Son
Wrathchild
Fear of the Dark
Iron Maiden
—–
Aces High
The Evil That Men Do
Sanctuary