The Book Of Souls – La review di MaidenConcerts.it

Nella mattinata di ieri abbiamo avuto modo di ascoltare una copia del nuovo doppio studio album degli Iron Maiden in attesa delle varie stampe che arriveranno alla nostra sede verso il prossimo fine settimana. Nell’articolo una breve raccolta di impressioni traccia per traccia.

  1. If Eternity Should Fail: l’opener del nuovo album ricalca un po’ la strategia utilizzata dai Maiden con The Final Frontier, la prima canzone, della durata superiore agli 8 minuti e scritta da Bruce Dickinson, infatti ha una lunghezza sopra la media per essere la prima traccia del disco, tuttavia a differenza dell’opening track di The Final Frontier, If Eternity Should Fail non inizia con lunghe intro ed infiniti rulli di tamburi ma con una breve introduzione che fa tornare alla mente un po’ le colonne sonore dei film western a nostro avviso; nel complesso la canzone risulta gradevole da ascoltare, con un bel ritornello e dei buoni pezzi strumentali.
  2. Speed Of Light: ormai la conoscete tutti, il primo singolo tratto da The Book Of Souls è la giusta canzone per aprire ad un concerto, breve e veloce Speed of Light ha un tiro particolare dovuto all’accompagnamento di chitarra ed un ritornello che già profuma di live.
  3. The Great Unknown: inizia con un arpeggio di chitarra che sembra ricordare alcune tracce di Dance Of Death e A Matter Of Life And Death, le parti strumentali ricordano molto alcuni classici e la ride bell di Nicko è praticamente presente per quasi tutta la lunghezza della canzone, un solo va a chiudere la parte centrale della canzone la quale termina con l’arpeggio iniziale e un sottofondo di tastiera in perfetto stile Dance Of Death.
  4. The Red And The Black: la Harristrack, della notevole durata di oltre 13 minuti, inizia con un giro di accordi di basso seguito da un accompagnamento di chitarra fino ad arrivare alla parte forse più deludente di questa traccia ovvero una serie di backing vocals della serie “oooh oooh”, probabilmente registrati da Steve Harris e ovviamente Bruce Dickinson assieme, che avrebbero potuto essere stati risparmiati, l’interpretazione di Bruce Dickinson invece è sopra le aspettative, la traccia vocale infatti alterna una serie di acuti e di parti più basse che da tempo non sentivamo, anche in questa traccia si alternano degli accompagnamenti di tastiera, non mancano i cambi ti tempo e di ritmica tipici degli Iron Maiden fino alla lunga conclusione strumentale della canzone e alla chiusura con lo stesso giro di accordi di basso iniziale. La canzone non delude ma per comprenderla a pieno, vista la struttura non propriamente standard, saranno necessari più ascolti.
  5. When The River Runs Deep: forse questa traccia avrebbe dovuto essere la opener del disco, ha un perfetto tiro hard rock e con i suoi circa 6 minuti di durata ricorda in parte i tempi d’oro degli Iron Maiden, molto veloce e con una performance vocale di Bruce Dickinson incredibile, le chitarre si susseguno in una serie di pochi riff e soli precisi e veloci che permettono alla canzone di non diventare pesante da ascoltare come la precedente ma molto orecchiabile e dalla struttura ben definita, la canzone si conclude con il classicissimo rullo di tamburi e pennata di chitarra a chiudere.
  6. The Book Of Souls: siamo arrivati alla title track e ultima traccia del disco 1 dell’album, anche questa canzone ha una durata sopra la media, circa 10 minuti e mezzo. La traccia inizia con un arpeggio di chitarra acustica e continua con un ritmo sincopato ascendente, la voce di Bruce segue il ritmo della canzone e si innalza sempre di più, nuovi suoni i aggiungono ad ogni bridge il tutto fino alla parte centrale della canzone con una cavalcata sovrastata da un solo di chitarra, la canzone si conclude anche in questo caso riproponendo l’arpeggio iniziale.
  7. Death Or Glory: la prima traccia del secondo disco, ispirata alle gesta del barone Von Richthofen a bordo del suo Fokker DR1, inizia con un’iniezione di energia, una tirata unica fino alla fine della canzone, un classico in stile Iron Maiden con un drumming prepotente e veloce, sarebbe potuta essere una ottima traccia di apertura per l’album.
  8. Shadows Of The Valley: l’inizio di questa canzone fa subito tornare in mente Wasted Years, la traccia però vira subito verso diversi ritmi, una cavalcata classica supportata da timpani e ride bell e sostenuta da parti di tastiera, le chitarre in questa canzone la fanno da padrone con riff taglienti e definiti.
  9. Tears Of a Clown: la nona traccia dell’album è dedicata all’attore Robin Williams, al contrario di quello che si potrebbe pensare leggendo il titolo però questa non una ballad, ma una canzone aggressiva e a tratti cruda, arrabbiata e sincopata in vari momenti, Tears Of a Clown è molto diretta e vista la sua durata di poco meno di 5 minuti, che la rende la più corta di tutto l’album, non poteva essere altrimenti, a conti fatti è una bella song, molto heavy e con diversi cambi ti tempo ma comunque con una certa linearità.
  10. The Man Of Sorrows: la penultima traccia non è di facile ascolto o comprensione forse perché non ha un impatto diretto come le precedenti. La song evolve di minuto in minuto e ricorda un po’ alcune tracce di The Final Frontier, tuttavia però non ci sembra essere una traccia esaltante sebbene sia abbastanza lineare e non abbia cambi di tempo e ritmica che generalmente rendono complesse alcune canzoni, sicuramente necessita di diversi ascolti per comprenderla a pieno.
  11. Empire Of The Clouds: per ascoltare questa lunga traccia di 18 minuti ispirata al disastro del dirigibile R101 del del 5 ottobre 1930, la più lunga di sempre degli Iron Maiden, è stato necessario un attimo di preparazione e concentrazione prima dell’ascolto, questo per poter assimilarla a pieno, non è infatti cosa da tutti i giorni ascoltare canzoni di tale durata. La canzone si apre con un piano, si avete capito bene, il pianoforte il quale viene poco dopo supportato da un synth di archi tanto che se qualcuno ascoltasse questo pezzo potrebbe pensare che sia una colonna sonora di  John Williams, un rullante militare fa da backing ed in effetti se non ci fosse sopra la voce di Bruce Dickinson, almeno questa prima parte della canzone sarebbe perfetta per un film. Verso la fine del primo quarto entrano le chitarre e il drumming lento di Nicko che fano di questa canzone forse una delle più epiche mai scritte dagli Iron Maiden, azzarderei a dire la più epica. La prima parte della canzone si conclude con un accompagnamento di chitarra elettrica che porta alla seconda perte più veloce ed aggressiva, con un notevole incremento di velocità che apre la strada ad una serie di parti di chitarra in cui i tre chitarristi si alternano fino a riunirsi in un breve solo posto all’inizio del terzo quarto della traccia, da qui Bruce rientra in gioco ed è la parte più veloce della canzone, fino ad un breve special dove a sovrastare gli strumenti ci pensa la batteria e dove rientrano i synth di archi e fiati, da qui in poi la metrica della canzone prevede una alternarsi di parti vocali e special fino alla conclusione in cui ritorna il piano accompagnato dalla batteria di Nicko, dalle chitarre di Adrian, Dave e Janick e dal basso di Steve. Con questa canzone si conclude il sedicesimo album in studio degli Iron Maiden, un lavoro durato 5 interminabili anni ma che prodotto un album dei più belli che personalmente abbia mai sentito, la durata di 92 minuti e il doppio disco non lo rendono in ogni caso un album pesante da ascoltare, nella sua interezza è infatti un prodotto complesso ma comunque diretto.

The Book of Souls sarà disponibile a partire dal 4 settembre, potete effettuare i preordini cliccando sul banner che vedete a destra dell’articolo.

Da alcune ore è disponibile in rete un leak dell’album, per ovvie ragioni non indichiamo link per il download, siete liberi di scaricarlo o di attendere il 4 di settembre, la cosa importante però è che, qualora decideste di scaricare il leak, siete esortati ad acquistare una delle copie quando questo uscirà, avrete a vostra disposizione un album originale con una qualità audio superiore, un pezzo da aggiungere alla vostra collezione e, cosa più importante, sosterrete la band per il duro lavoro fatto per quest’album.